Alberto Dori è un cantautore senza mezze misure. Canta in inglese, scrive in inglese e suona all’inglese.

Com’è nata la tua ultima produzione? C’è stata un’ispirazione particolare, e se sì quale?
L’ultima produzione è nata innanzi tutto dalla voglia di produrre e registrare qualcosa di nuovo rispetto al mio primo disco. L’ispirazione è semplicemente arrivata grazie a due profondi occhi scuri.

Quali sono le tue principali influenze?
Sono troppe per essere elencate tutte. Direi una buona parte del mondo della musica inglese, facilmente rintracciabile in tutte le mie produzioni, ma anche, soprattutto negli ultimi anni, molta musica americana, da Roy Orbison fino a produzioni recenti anche molto cantautorali, come Kevin Morby, per intenderci.

Come nascono i tuoi brani?
Mi siedo sul divano, preferibilmente di sera, e strimpello fino a che qualcosa non suona bene. Poi se davvero mi piace ci canticchio sopra parole a caso e, se il giorno dopo mi ricordo ancora accordi e melodia significa che mi piace sul serio. A quel punto scrivo un testo.

Cosa conta di più tra una pagina Facebook con tanti like o un profilo Instagram con tanti follower e un buon disco?
Un buon disco, non credo nemmeno di dover spiegare il perché.

Un aspetto positivo e uno negativo del fare musica?
Quello positivo è sicuramente l’aver un modo concreto per esprimersi. Quello negativo, onestamente, non lo vedo.

Come pensi incida far parte del mondo musicale sulle relazioni personali?
Dipende dal tipo di relazioni: sulle mie amicizie per nulla. Sulle relazioni sentimentali, a volte diciamo che ha aiutato a donarmi un velo di misterioso fascino da musicista.

Cosa pensi dei messaggi politici all’interno delle canzoni? Credi che un artista debba schierarsi politicamente?
Penso che se aiutano a veicolare dei messaggi giusti e a farli arrivare con forza alle persone che li ascolano, siano decisamente positivi. D’altra parte ritengo che un artista possa scegliere liberamente se schierarsi o meno, soprattutto a seconda del tipo di musica che fa e a chi si rivolge.

Un artista (vivo o morto) con cui faresti un featuring?
Brian Wilson dei Beach Boys.

Quando ti sei ubriacato l’ultima volta?
Prima del lockdown.

Roulette Russa / Domande da pistola alla tempia, da rispondere senza tergiversare:
Beatles o Rolling Stones? Beatles
Venditti o De Gregori? De Gregori
Pasta o pizza? Pasta
Birra o vino? Birra
Chitarra o pianoforte? Chitarra
Arrivederci o addio? Arrivederci
È più Umberto Tozzi il Rod Stewart italiano o è più Rod Stewart l’Umberto Tozzi scozzese Faccio fatica a fare un confronto perché non trovo nemmeno vaghe somiglianze tra i due, ma se ne trovassi direi che Tozzi è lo Stewart italiano.

Abbiamo vissuto giorni molto complicati a causa dell’emergenza Coronavirus. Come hai affrontato questo momento particolare e quanto ha inciso l’emergenza e i relativi strascichi sulla tua attività e sui tuoi progetti futuri?
Lo affronto con serenità, scrivo, suono, registro e potendolo fare, spero presto, tornerò a suonare dal vivo con tutta la mia band.

A proposito: progetti per il futuro?
Il primo vero progetto futuro, è far uscire in autunno un nuovo disco con laCantina Records e cercare di suonarlo dal vivo il più possibile!

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