Davide Di Rosolini ha appena prodotto il singolo “Pandemia”. Ha risposto alle nostre domande, e l’intervista è un viaggio che parte da Tom & Jerry per arrivare all’emergenza, passando per patologie, deflorazione, Alanis Morissette, e tanto altro
Com’è nata la tua ultima produzione? C’è stata un’ispirazione particolare, e se sì quale?
L’ultima cosa che ho prodotto è stato il singolo “Pandemia”, l’ispirazione penso che possano coglierla tutti senza troppo sforzo.
Quali sono le tue principali influenze?
Questa è una domanda che odio perchè me l’hanno fatta almeno 135 persone… quindi vi risponderò: Tom & Jerry! Ascolto veramente troppa musica diversa per pensare che possa essere influenzato da qualcosa in particolare e questo cambia in ogni secondo della giornata.
Come nascono i tuoi brani?
Principalmente li partorisco dall’esigenza di trovare una cura a una patologia. La patologia è un pensiero quasi ossessivo che si risolve in un approfondimento (testo) che poi diventa musicale. Oppure alle volte è una riflessione senza parole, come quando hai fame di cielo o la nostalgia di qualcosa che non hai mai vissuto, che traduci in musica e poi la copri di parole. Nascono perché vogliono uscire, di certo non vado in giro a farmi impollinare ma in qualche modo mi ritrovo figli nel grembo. Forse non dovevo bere mentre scrivo queste risposte.
Cosa conta di più tra una pagina Facebook con tanti like o un profilo Instagram con tanti follower e un buon disco?
La differenza tra Facebook e Instagram dipende molto dal pubblico a cui ti riferisci, il mio progetto è nato accanto allo sviluppo di Facebook e lavoro tanto con un pubblico che difficilmente adesso riesce ad ambientarsi su Instagram, dove si “trovano” invece le nuove generazioni. Un buon disco aiuta… diciamo che se non hai un buon disco è inutile promuoverlo, ma se hai una promozione ottima puoi vendere anche le scorregge, dureranno poco ma almeno arriveranno a tutti.
Un aspetto positivo ed uno negativo del fare musica?
Positivo è che per me fare musica è come respirare. Negativo che a volte per viverci bisogna respirare al ritmo degli altri. Trovare compromessi porta soldi ma dall’altra parte uccide la vera essenza dell’artista.
Come pensi incida sulle relazioni personali far parte del mondo musicale?
Non penso che influisca molto. Non vado sbandierando in giro una bandiera con scritto “Faccio il musicista!”. Più che altro la musica adesso è diventata veramente un eccesso, è ovunque, quasi non la si desidera più. Odio tantissimo relazionarmi con i musicisti che parlano ogni attimo di musica. Esiste anche altro e soprattutto esiste anche il silenzio. Poi la musica influisce anche in altri modi fastidiosi, quando spesso amici parlano di musica di merda in mia presenza, mi innervosisco. Ma nessuno è perfetto.
Cosa pensi dei messaggi politici all’interno delle canzoni? Credi che un artista debba schierarsi politicamente?
Ogni artista è libero di utilizzare questo mezzo per farci quello che vuole, parlare di politica, d’amore, di odissea nello spazio, di deflorazione. È una delle poche cose dove siamo veramente liberi, se non dobbiamo relazionarci con il business. Anche se odio chi canta messaggi di un tipo e si comporta in tutt’altro modo. A quel punto, per me, perde si significato anche la musica che fa.
Un artista (vivo o morto) con cui faresti un featuring?
Alanis Morissette… è da quando sono adolescente che avrei voluto provarci!!! Certo, ormai avrà la sua bella età. Mi piacerebbe anche fare qualcosa con gli Iron Maiden!
Quando ti sei ubriacato l’ultima volta?
Sono in corso
Roulette Russa / Domande da pistola alla tempia, da rispondere senza tergiversare:
Beatles o Rolling Stones? Beatles
Venditti o De Gregori? De Gregori
Pasta o pizza? Pizza
Birra o vino? Vinooooooooooo
Chitarra o pianoforte? Pianoforte
Arrivederci o addio? Addio
È più Umberto Tozzi il Rod Stewart italiano o è più Rod Stewart l’Umberto Tozzi scozzese È più Bud Spencer lo Stevie Wonder ragusano!!!
Stiamo vivendo giorni molto complicati a causa dell’emergenza Coronavirus. Come ti senti sentite nel dover affrontare questo momento e quanto sta incidendo l’emergenza sulla tua attività e sui tuoi progetti futuri?
È una bella merda. Mi hanno cancellato 70 concerti, dovevo partire in Tour a fine febbraio ma sono rimasto intrappolato a casa. Potrebbe essere un buon momento per produrre cose nuove, forse è l’unica cosa che si può fare. Molti miei colleghi fanno live in streaming ma non capisco come si possa guadagnare facendo una cosa del genere, le offerte e le royaltees per le views sono veramente ridicole e riducono del 98% i guadagni di un tour “dal vivo”. La cosa che mi mette tristezza dello streaming è che ho sempre vissuto la musica come momento di incontro, non lo digerisco il live in solo. È il pubblico che ti dà energia… e tramite wi-fi non mi arriva!
A proposito: progetti per il futuro?
Non basterebbero 6 vite per farli tutti: devo sistamare la casa dove sono ora, abbandonarla e trasferirmi in un altra, devo finire i miei 2 nuovi dischi, voglio fare un disco solo strumentale, voglio girare un altro film, voglio aprire un vivaio, voglio trovare la cura per il Covid19.
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