Ariù è una contaminazione di suoni e generi lontani e diversi che confluiscono in un’ unica matrice. Da questa alchimia, che alterna il calore del suono acustico e la modernità di quello elettronico, è nato l’EP “Nottetempo”

Com’è nata la tua ultima produzione? C’è stata un’ispirazione particolare, e se sì quale?
La mia ultima produzione è nata dalla voglia di rimettermi in gioco come cantautore. Ho sempre cantato in diverse band ma ad un certo punto della mia vita ho mollato tutto percheé ho capito che avevo la necessità di raccontare le mie storie, senza compromessi. Nottetempo è nato da questa esigenza molto forte. Riguardo l’ ispirazione, non riesco a trovarne una in particolare. Ho scelto quattro momenti, quattro sensazioni che avevo annidato da qualche parte l’ anno scorso e le ho tradotte in musica.

Quali sono le tue principali influenze?
Mi piacciono tanto alcuni cantautori italiani come Dalla, Paoli e Tenco. Il mio preferito, ormai da qualche anno, è Niccolò Fabi. Ascolto artisti stranieri come Damien Rice, Paolo Nutini e Hozier. Ultimamente mi piacciono molto artisti crossover, cioè che riescono a mescolare diversi generi all’ interno della loro musica. Quindi oltre al già citato Hozier ascolto Jordan Rakei, Ivan Segreto, Daniel Caesar. I miei gruppi preferiti di sempre sono i Radiohead e i Pink Floyd.

Come nascono i tuoi brani?
Dipende. In realtà fino a qualche hanno fa la nascita dei miei brani era quasi sempre la stessa, nel senso che partivo da un giro di chitarra e poi scrivevo il testo di getto, a notte inoltrata, senza pensare troppo. Tante delle canzoni custodite nel mio primo lavoro “I” sono nate così. Adesso in realtà le cose stanno cambiando un po’. Sto cercando di sperimentare molto di più a livello sonoro e negli ultimi anni ho utilizzato molto più spesso il pianoforte e i synth. A livello testuale invece parto da immagini, pensieri, sensazioni, emozioni che segno in una sorta di diario. In un secondo momento rimetto insieme i pezzi come un puzzle il cui collante diventa la musica. Mi piace scrivere ovunque mi trovi e senta la necessità di farlo, quindi in parte ho abbandonato il binomio notte-cameretta.

Cosa conta di più tra una pagina Facebook con tanti like o un profilo Instagram con tanti follower e un buon disco?
Senza ombra di dubbio un buon disco.

Un aspetto positivo e uno negativo del fare musica?
L’ aspetto positivo è che puoi esprimere te stesso a tutto tondo. Spesso la musica è anche una valvola di sfogo, sia per chi la fa che per chi la ascolta. È la cosa emotivamente più potente che io conosca e già questo credo che basti. L’ aspetto negativo è sicuramente legato alla precarietà economica che chiaramente ti lega ad uno stile di vita che non è da tutti.

Come pensi incida far parte del mondo musicale sulle relazioni personali?
È una bella domanda. Da una parte, con le parole che canti, ti avvicini molto alle persone, aprendoti a chi vuole ascoltare. Se quello che scrivi è sincero ti metti a nudo e sempre in discussione. Dall’ altra a volte è come se sentissi tutto il resto del mondo distante anni luce. A me capita sopratutto quando suono dal vivo. Entro in una specie di trance e il mondo non esiste più, per quei minuti sono altrove. Non so è una sensazione strana e difficile da spiegare. La magia si crea nel silenzio che rimane sospeso in aria per qualche frazione di secondo dopo l’ esecuzione. C’ è un’ attenzione che crea empatia e calore tra le persone.

Cosa pensi dei messaggi politici all’interno delle canzoni? Credi che un artista debba schierarsi politicamente?
Io penso di sì. Non lo vedo come un dovere, sia chiaro. Non faccio di certo la morale a chi non lo fa. Però penso sia giusto dare la propria opinione su quello che accade nel mondo. Sono ancora uno di quelli che pensa che la musica sia anche comunicazione e abbia un forte impatto sociale. Non è solo intrattenimento.

Un artista (vivo o morto) con cui faresti un featuring?
Hozier.

Quando ti sei ubriacato l’ultima volta?
Non ricordo, forse 3 anni fa circa. Mi sa che sto invecchiando ahahah.

Roulette Russa / Domande da pistola alla tempia, da rispondere senza tergiversare:
Beatles o Rolling Stones? Beatles
Venditti o De Gregori? De Gregori
Pasta o pizza? Pasta
Birra o vino? Vino
Chitarra o pianoforte? Chitarra
Arrivederci o addio? Arrivederci
È più Umberto Tozzi il Rod Stewart italiano o è più Rod Stewart l’Umberto Tozzi scozzese Non conosco bene nessuno dei due.

Stiamo vivendo giorni molto complicati a causa dell’emergenza Coronavirus. Come ti senti nel dover affrontare questo momento e quanto sta incidendo l’emergenza sulla tua attività e sui tuoi progetti futuri?
È un momento veramente surreale. Ho passato le prime 2 settimane in una sorta di paralisi. Non riuscivo a fare niente perchè non avevo voglia di fare niente. Da qualche giorno a questa parte invece ho deciso di invertire la rotta. Ho ripreso a lavorare con più continuità. Essendo un periodo di clausura totale non è un caso che sia anche molto riflessivo. È chiaro che noi tutti siamo sottoposti a delle privazioni che ci stanno condizionando non poco, però è anche vero che tutto questo ci da la possibilità di osservare e pensare a tante cose da un punto di vista completamente nuovo.

A proposito: progetti per il futuro?
Sto cominciando a lavorare a delle canzoni nuove. Per ora sono solo idee abbozzate qua e là sul mio quaderno. Il mio percorso, musicale e non, fino ad ora mi ha dato tanti momenti legati al cambiamento e ci sono tante cose delle quali non ho mai parlato. Questo periodo mi sta aiutando a riordinare le idee. Vorrei fare qualcosa di un po’ più strutturato, meno estemporaneo.

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