“Naples Calling” è l’ultimo album degli ‘A67. La formazione di Scampia si fa internazionale nel suono e nel linguaggio e torna con un nuovo lavoro discografico ricco di importanti collaborazioni e diverse influenze sonore

La vostra ultima produzione ha nel titolo un evidente omaggio ai Clash. Perché questa ispirazione particolare?
Amiamo da sempre i Clash e, nel quarantennale di London Calling, ci è sembrato giusto omaggiare uno dei dischi più importanti della storia del rock, un titolo perfetto per sintetizzare ciò che volevamo dire col nostro disco nuovo.

Parlando della genesi dell’album, come sono nati i brani del disco?
Le canzoni sono sempre delle fotografie legate al momento storico in cui nascono, in questo senso sono figlie degli ascolti, che abbiamo fatto in questi anni, dei temi che abbiamo sentito con maggiore urgenza e della nostra esperienza nel comporre e scrivere canzoni.

In quest’album ci sono tante nuove influenze musicali. Quali sono le principali?
Sicuramente per la prima volta ci siamo confrontati con un mondo più pop, un genere che non abbiamo mai affrontato prima, abbiamo cercato di mantenere da una parte le nostre radici e dall’altra di ampliare quanto più possibile la visuale, rendendo accessibile il messaggio delle nostre canzoni.

Avete collaborato con Caparezza e Frankie Hi-Ngr. Cosa avete imparato nel confrontavi con artisti come loro?
Abbiamo imparato che l’umiltà è una qualità imprescindibile, per continuare a crescere come persona e come artista e loro due, sono due grandissimi artisti e due persone splendide.

Uno dei temi principali del disco è la voglia di riscatto e la necessità di lottare per i propri diritti. Secondo voi oggi la musica può ancora fare da colonna sonora alla crescita di consapevolezza e alle rivendicazioni politiche delle persone?
È sempre stato così, anche se ora sembra non esserlo più. A mancare oggi non è la musica “impegnata”, ma gli spazi per farla emergere. Negli anni ’90 c’era una rete alternativa attraverso la quale questa musica diventava visibile, c’erano spazi occupati dove si suonava live, trasmissioni radiofoniche e televisive che le davano spazio. Purtroppo tutto questo non esiste più, ma c’è ancora chi continua a raccontare il proprio tempo. La vera sfida è quella di rendere queste canzoni attuali, cool, spesso il rischio è quello di appesantire le canzoni con queste tematiche, dipende da come lo si fa. Con Naples calling abbiamo cercato di fare questo: trattare temi “importanti”, senza rinunciare alla bellezza della musica.

Ragionando sempre sul mondo della musica oggi: cosa conta di più tra una pagina Facebook con tanti like (o un profilo Instagram con tanti follower) e un buon disco?
Purtroppo oggi sembra contare di più una pagina instagram con tanti follower, ma per chi come me è cresciuto negli anni ’90, la musica sarà sempre il luogo da cui partire. Credo che fare un buon disco sia alla base di tutto, attraverso i social, se sei seguito, puoi arrivare facilmente a tante persone, ma se la musica manca, passata la moda, passerà anche la tua musica, mentre se un disco ha qualcosa da dire, ci metterà sicuramente più tempo, ma alla fine arriverà per restare.

Un aspetto positivo e uno negativo del fare musica?
Beh sicuramente il fatto che oggi è tutto legato ai social, questo rende difficilissimo per chi vuole fare musica, emergere, soprattutto se non si ha grande dimestichezza con questi strumenti di comunicazione. Di positivo potrei elencarne diecimila di motivi. Mi limito a dire che la musica è libertà e bellezza.

Come pensate incida far parte del mondo musicale sulle relazioni personali?
Dipende, se sei famoso allora tutti vorranno esserti amico, se nemmeno ci campi allora appari come uno sfigato che non ha un vero lavoro.

Abbiamo già citato i vostri featuring. Un altro/a artista (anche morto) con cui fareste un featuring?
Beh sognando sicuramente i RATM, Public Enemy, De Andrè insomma ce ne sarebbero tanti! 😉

Quando vi siete ubriacati l’ultima volta?
Qualche mese fa.

Roulette russa / Domande da pistola alla tempia, da rispondere senza tergiversare:
Beatles o Rolling Stones? Beatles
Venditti o De Gregori? De Gregori
Pasta o pizza? Pizza
Birra o vino? Vino
Chitarra o pianoforte? Chitarra
Arrivederci o addio? Arrivederci
È più Umberto Tozzi il Rod Stewart italiano o è più Rod Stewart l’Umberto Tozzi scozzese? Forse entrambi.

Stiamo vivendo giorni molto complicati a causa dell’emergenza Coronavirus. Come vi sentite nell’affrontare questo momento e quanto sta incidendo sui progetti futuri?
La stiamo vivendo come tutti, ma essendo forse la categoria meno tutelata allora siamo esposti a rischi seri, ci sono saltati diversi concerti e di conseguenza anche la promozione dell’album ha avuto una battuta d’arresto, ma c’è chi non ha una casa e nemmeno un lavoro, quindi preferiamo non lamentarci.

A proposito: progetti per il futuro?
Speriamo di ritornare a suonare quanto prima.

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