Due misure di chitarre reverberate con una punta di liquore all’amarezza. Tre dita di synth pop mescolato all’odore di vino rosso che si incolla ai vestiti, alla fine della festa. Una punta di sale e nostalgia, per mitigare il gusto dolce che ha la sera quando si stende sul litorale di Viareggio. Questa la ricetta di Martiny.

Com’è nata la tua ultima produzione? C’è stata un’ispirazione particolare, e se sì quale?
L’album che ho pubblicato in novembre è frutto di un lavoro lungo un anno, un anno intensissimo per me. Ho lavorato tanto in studio con i ragazzi de La Clinica Dischi per far venire alla luce un lavoro più sincero e personale possibile. Ho attinto da molte cose ma in particolar modo da quello che è stato il mio 2018, un anno di transizione per molte cose.

Quali sono le tue principali influenze?
Ci sono parecchie cose che ascolto, dal Lo-Fi americano al NeoSoul, ma tantissimo i grandi cantautori italiani come Lucio Dalla, Battisti ecc.. Ho un amore sfegatato per la chitarra di Hendrix e per tutto il periodo beatlesiano, ogni tanto riesco a infilarci qualcosa di tutto questo nei miei pezzi. Ad esempio in “Scarico a mille” c’è questo piccolo assolo di un paio di battute che è molto alla B.B. King e se penso che è finito su Scuola Indie di Spotify rido tantissimo.

Come nascono i tuoi brani?
Non c’è un processo standard. Magari viene prima la musica o prima le parole, dipende da tanti fattori. Penso sia questo il bello, l’inaspettato.

Cosa conta di più tra una pagina Facebook con tanti like o un buon disco?
Bello avere una buona immagine e sapersela gestire, ma se non c’è un buon disco da far ascoltare si va poco lontani, credo. Poi sono sicuro che qualcuno può smentirmi questa cosa.

Un aspetto positivo ed uno negativo del fare musica?
La cosa positiva è che faccio la cosa più bella del mondo. La parte più avvilente? “Si, ma che lavoro fai davvero?”

Credi che un artista debba schierarsi politicamente? Approvi la politica nella musica?
Penso si possa fare ciò che si vuole, la musica è un veicolo potente per mandare dei messaggi. Però chi lo fa deve assicurarsi di averne le competenze.

Come pensi incida l’esser attori nel mondo musicale nel campo delle relazioni personali?
Sinceramente non so come risponderti a questa domanda.

Un artista (vivo o morto) con cui faresti un featuring?
Mi sento troppo piccolo e insignificante per anche solo pensare un feat con uno qualsiasi dei miei artisti preferiti che non ci sono più. Se dovessi scegliere, però, mi piacerebbe Dalla.

Quando ti sei ubriacato l’ultima volta?
Proprio ora.

Domande da pistola alla tempia, da rispondere senza tergiversare:
Beatles o Rolling Stones? Beatles
Venditti o De Gregori? De Gregori
Pasta o pizza? Pizza
Birra o vino? Vino
Chitarra o pianoforte? Chitarra
Arrivederci o addio? Arrivederci
È più Umberto Tozzi il Rod Stewart italiano o è più Rod Stewart l’Umberto Tozzi scozzese? Non sono sicuro di voler rispondere a questa domanda.

Progetti per il futuro?
Tante cose vorrei fare, prima di tutto portare in giro questo album, e subito dopo rimettermi a scrivere e registrare roba nuova, ho in testa suoni diversi, suoni nuovi che necessitano di uscire dalle quattro mura di camera mia.

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