La Gabbia è una band alternative rock formatasi nel freddo gennaio 2016. Ha una doppia anima che è fatta di luce ed ombra. Dopo aver pubblicato  l’EP di esordio “Bruciare Vivo” nel 2017 si sono esibiti in molti festival  e oggi tornano sulle scene con il loro nuovo disco “Madre Nostra”. 

Com’è nata la vostra ultima produzione? C’è stata un’ispirazione particolare, e se sì quale?
Il nostro primo disco “Madre nostra”, uscito il 29 Novembre per You Can’t Records, è composto da 8 canzoni scritte in questi due anni passati in giro a suonare e parla di questa madre bellissima e corrotta che non è altro che l’umanità. Ci sono le nostre osservazioni su ciò che ci sta intorno, sulle persone che incontriamo e le storie che incrociamo. Di conseguenza non mancano le suggestioni che arrivano dal periodo storico che viviamo, dall’Italia che viviamo.

Quali sono le vostre principali influenze?
Le nostre influenze sono moltissime. Siamo in quattro e ascoltiamo tantissime cose diverse (ma anche tante in comune eh) che inevitabilmente ritroviamo in quello che scriviamo. Se dobbiamo indicare dei colpevoli per il mood di questo disco ne possiamo citare alcuni come: Queens of the Stone Age, Teatro degli Orrori, Ministri, Porcupine Tree… Ma le influenze cambiano molto in base
al brano che scriviamo. Questo disco per noi segna la scoperta di un’identità precisa.

Come nascono i vostri brani?
I nostri brani nascono in vari modi e sono tutti (modi) bellissimi. Michele, il frontman, scrive le melodie della voce e la quasi totalità dei testi. A volte porta in sala prove brani interi piano e voce che poi vengono arrangiati e strutturati tutti insieme, molte altre volte si parte da un groove di batteria o da un riff di chitarra che funziona e ci si costruisce sopra un castello di parole e suoni. Altre volte si fa una jam alla vecchia che in secondo momento appunto trova un testo e una melodia precisa. Veniamo proprio dagli anni 90, mannaggia.

Cosa conta di più tra una pagina Facebook con tanti like o un buon disco?
Un buon disco tutta la vita. Sulla natura della faccenda no comment che a forza di spiegare il motivo abbiamo finito la lingua.

Un aspetto positivo ed uno negativo del fare musica?
Quello positivo sono i concerti e la gente che piange mentre balla. Quello negativo è la nevrosi che mi verrà tra 2 anni per essere stato 24 ore su 24 a fissare lo smartphone.

Credete che un artista debba schierarsi politicamente? Approvate la politica nella musica?
Un artista non può non fare politica. Può farla in un milione di modi e spesso meno è evidente e più è efficace ma guardare con una particolare sensibilità al mondo che ci circonda è un atto politico incredibile nel 2019. Lo diciamo anche nelle nostre canzoni: ci siamo rotti di questa indifferenza mascherata da leggerezza. In giro, in musica come anche in politica, è pieno di gente che non ha davvero nulla da dire e purtroppo nessuno se ne accorge più molto facilmente dato che ci hanno abituati ad un livello comunicativo bassissimo con ricambio continuo (della serie “la mamma degli idioti è sempre incinta”). La nuova parodia prende il posto della vecchia parodia. Aiutateci a
scappare dal ciclo delle parodie, dai.

Come pensate incida l’esser attori nel mondo musicale nel campo delle relazioni personali?
Domanda molto bella e complessa. Cercherò di riassumere (e non ci riuscirò): prima pensi di poter salire sul palco e indossare la maschera per poi togliertela quando scendi, poi scopri che questo non è affatto possibile e che mezza maschera ti rimane cucita sulla faccia. Ho reso l’idea? Quello che scrivi è sempre una parte di quello che sei ma non è mai tutto quello che sei. In ogni caso è una parte integrante di te ed influisce molto nelle relazioni personali. Spesso dall’altra parte ci si aspetta che tu riesca a scucire quella metà dalla faccia, ma non puoi farlo. Come quella maschera cucita nasconde la pelle viva allo stesso modo il palco è l’unica difesa che un artista possiede da certi
angoli di sé. Pochissime persone riescono a togliertela e fa sempre molto male (o bene, dipende).

Un artista (vivo o morto) con cui faresti un featuring?
Uno solo tra tutti i vivi e i morti? Mi costringi a dire Kurt Cobain.

Quando vi siete ubriacati l’ultima volta?
Siamo in quattro non faccio i nomi ma… Uno ieri, uno tre giorni fa, uno il 2 novembre e uno nel 2018.

Domande da pistola alla tempia, da rispondere senza tergiversare:
Beatles o Rolling Stones? Beatles
Venditti o De Gregori? Pasta
Pasta o pizza? Pasta (chi dice il contrario di cibo non ci capisce un c**o)
Birra o vino? Vino
Chitarra o pianoforte? Chitarra
Arrivederci o addio? Addio (siamo una rock band maledetta cosa ti aspettavi?)
È più Umberto Tozzi il Rod Stewart italiano o è più Rod Stewart l’Umberto Tozzi scozzese? Scozia ci sono stato da pochissimo. Di sicuro ci sta meglio Umberto Tozzi in Scozia che Rod Stewart quindi senza esitazioni dico che “Rod Stewart è l’Umberto Tozzi scozzese”.

Progetti per il futuro?
Abbiamo registrato il disco all’ EDAC STUDIO (CO) insieme a Davide Lasala ed Andrea Fognini (Giorgieness, Nic Cester, Edda, Dellera). Il disco uscirà per You Can’t Records il 29 Novembre (repetita iuvant) e siamo davvero orgogliosi e felici del lavoro svolto sotto ogni aspetto. Lo abbiamo presentato il 2 Novembre al Covo Club di Bologna ed è stato un concerto pazzesco davanti ad un locale pieno di gente che ha ballato e si è commossa con noi. Ora il nostro unico progetto è di suonare “Madre nostra” dappertutto un numero infinito di volte per
tutto il 2020. Speriamo di riuscire a farlo. Stiamo già scrivendo il prossimo disco ma non se ne parla di anticipazioni almeno fino al 2021 regaz, sorry. Veniamo dagli anni 90 quindi non pubblichiamo 10 singoli all’anno, ci piacciono i dischi, ci piace il concetto di album e speriamo abbia vita ancora lunga. Insomma progettiamo di lavorare ancora duro, senza sosta… Per il resto ci vediamo al prossimo concerto.

_ social / streaming / video