Sono mesi di intensa attività per il cantautore pinerolese GIOVANNI BATTAGLINO, che lo vedono impegnato nella promozione del suo primo disco solista Alla porta dei sogni (Alfamusic label, 2019) e, contemporaneamente, dedicato alle diverse formazioni in cui da sempre è in prima linea come le Malecorde, il Collettivo Cantautori Pinerolesi e Chanterem Nouvé con Simone Lombardo e Dino Tron.

Com’è nata la tua ultima produzione? C’è stata un’ispirazione particolare, e se sì quale?
Il mio disco Alla porta dei sogni è nato a seguito di un progetto in duo con Alessandro Chiappetta. Abbiamo un recital che si chiama “Canzoni dell’eroe quotidiano” e volevo registrare alcuni brani per evitare di perdere idee e arrangiamenti. Così una domenica mattina
siamo andati nello studio Architorti di Marco Robino e abbiamo registrato un po’ di pezzi “buona la prima”, da lì e dal risultato di questa sessione è nata l’idea di fare un disco inserendo altri brani, variando sui colori e sugli organici musicali impiegati. Sia Alessandro che
Marco hanno suonato in molte tracce del disco, Marco poi ha arrangiato un brano e da lui ho registrato molte parti del lavoro. Ci sono nel disco moltissimi altri musicisti, arrangiatori e registratori come li chiamo io, Alberto Macerata che ha mixato ed assemblato il tutto, Claudio Morbo, i miei fratelli Paolo ed Enrico, mia figlia Caterina, Mattia Barbieri, Davide Liberti, Diego Vasserot, Piero Ponzo, Andrea Pollone, Claudio Bonetto, Guido Neri, Margherita Monnet, Daniele Bianciotto, Mauro Lopes Ferreira. Ci sono poi due duetti: uno con Federico Sirianni e uno con Valeria Tron. Volevo che nel disco entrassero un po’ tutti i miei mondi musicali e molti dei musicisti con cui
in questi anni ho collaborato nei progetti più vari. Ad esempio uno degli ensemble musicali che preferisco è il quartetto d’archi e in due pezzi c’è un quartetto che suona con la band. Oppure amo moltissimo gli ensemble di fiati, la Gran Partita di Mozart tanto per capirci, e il brano Uva fragola è suonato con un organico simile. L’idea di intitolarlo “Alla porta dei sogni” riguarda i testi e gli argomenti. Tutte le canzoni sono state scritte in quello stato che sta tra la veglia e il sonno chiamato “ipnagogico”. Su questo aspetto abbiamo lavorato moltissimo nella grafica, a cura del grande disegnatore Paolo Mottura. Immagini, foto rielaborate, frammenti grafici inseriti su sfondi preesistenti, frasi tratte dalle canzoni o liberamente inerenti, aforismi che richiamavano i testi. Il tutto poi ha visto la luce grazie ad una fortunata campagna di raccolta fondi sulla piattaforma Produzioni dal basso e all’etichetta Alfamusic di Roma (nelle persone di Fabrizio Salvatore ed Alessandro Guardia) che ha creduto e pubblicato il disco distribuendolo con Egea music.

Quali sono le tue principali influenze?
Le mie principali influenze sono la canzone d’autore italiana, il progressive, il folk rock revival, la musica popolare, la musica classica e il jazz. Per quanto riguarda i testi non saprei, direi la poesia che amo leggere e la saggistica che mi stimola riflessioni e ragionamenti.

Come nascono i tuoi brani?
Le mie canzoni nascono da musiche che scrivo o con la chitarra o col pianoforte, spesso questi frammenti contengono già idee embrionali di testo che poi sviluppo ma altre volte no. Le parole vengono dopo, anche molti mesi dopo. A volte però la musica nasce sulle parole, ad
esempio “La donna al fiume” la seconda traccia del disco di cui abbiamo anche realizzato un video è nata da una poesia di Margherita Zorzi su cui ho scritto la musica.

Cosa conta di più tra una pagina Facebook con tanti like o un buon disco?
Un buon disco è la base ma se nessuno lo sa o nessuno lo ascolta serve poco. Una pagina Facebook con molti like significa che è una pagina molto seguita. Se è molto seguita può fare in modo che molte persone ascoltino il disco, si interessino ai tuoi progetti. I contenuti della
pagina devono essere in linea con quello che fai e quello che hai intenzione di veicolare. Molti like possono significare poco se sono contatti di persone occasionali e non attive. Ad esempio mandare moltissimi inviti ad un evento su Facebook conta meno che invitare le persone giuste in grado di coinvolgerne altre.

Un aspetto positivo ed uno negativo del fare musica?
Un aspetto positivo di fare musica è che fa stare bene, prima di tutto chi la fa, ma molto spesso anche chi la ascolta. Secondo me ha un potere terapeutico notevole sia sul fisico che sulla mente. L’aspetto negativo è che richiede molta pratica, un numero N di ore a ripetere a
volte sempre le stesse cose per poterle acquisire.

Credi che un artista debba schierarsi politicamente? Approvi la politica nella musica?
Secondo me ci si schiera sempre politicamente. Anche quando si scrive una canzone d’amore. Certo ci sono canzoni molto esplicite e chiaramente politiche. Ho scritto canzoni di questo tipo e credo ancora ne scriverò ma questo disco non ne contiene per una precisa
scelta di concentrarmi più sui sentimenti, sulle riflessioni personali dei protagonisti dei pezzi. Quasi tutte le canzoni parlano di una persona. È un disco di anime, se così si può dire. Giovanni, La donna al fiume, Carmine, Madre, La fanciulla in fiore, quasi tutti i titoli hanno riferimenti diretti a dei soggetti. Ci sono poi anche riferimenti ad animali bizzarri come “Lo swing dello scorpione” ma anche questo brano a ben vedere parla di persone e sentimenti.

Come pensi incida l’esser attori nel mondo musicale nel campo delle relazioni personali?
Penso che essere attori sia fondamentale. Anche personaggi famosi notoriamente ritrosi nelle loro esibizioni e per nulla plateali incarnavano un personaggio ben specifico e interpretavano sul palco un ruolo definito, che poteva non sempre essere il loro nella vita reale. E questo vale anche viceversa. Soggetti tranquilli e taciturni sul palco si trasformano in grandi performer e liberano parti della loro personalità represse o non espresse per varie ragioni. Fare teatro mi ha aiutato e mi aiuta molto. Me ne accorgo quando suono, impari tantissimo recitando. Credo anche si debba decidere che ruolo si vuole interpretare quando si suonano le proprie canzoni, è un lavoro lungo e forse mai compiuto. In divenire. Ma averne consapevolezza è già un grande traguardo.

Un artista (vivo o morto) con cui faresti un featuring?
David Crosby

Quando ti sei ubriacato l’ultima volta?
Tre estati fa. Rovinosamente. Grappa come fosse limonata e sigari havana. Una miscela letale.

Domande da pistola alla tempia, da rispondere senza tergiversare:
Beatles o Rolling Stones? Beatles
Venditti o De Gregori? De Gregori
Pasta o pizza? Pasta
Birra o vino? Vino
Chitarra o pianoforte? Ultimamente pianoforte
Arrivederci o addio? Arrivederci
È più Umberto Tozzi il Rod Stewart italiano o è più Rod Stewart l’Umberto Tozzi scozzese? Delego la risposta a Marzullo

Progetti per il futuro?
Scrivere canzoni per un nuovo disco dove userò anche il pianoforte, studiare canto con più continuità, capire chi sono e chi voglio essere, fare più attenzione a non ferire le altre persone, liberarmi da blocchi e preconcetti, osare.

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