I The Paper Kites arrivano da Melbourne e sono una band di indie rock e folk. Nell’ultimo anno hanno pubblicato due dischi, concepiti come due facce della stessa medaglia. Li abbiamo incontrati mentre attraversavano l’Europa durante il loro tour mondiale.
Avete pubblicato due dischi in un anno. Era una mossa programmata o si tratta di un exploit di creatività?
Faceva tutto parte di un piano. Avevamo così tante canzoni che volevamo condividere che abbiamo deciso di dividerle in due dischi.
Quali sono le affinità e le divergenze tra “On the train ride home” e “on the corner where you live”?
Sono un po’ come un lato A e un lato B. L’artwork è stato curato dallo stesso artista ma a livello sonoro sono diversi. Il primo è quasi spoglio, con atmosfere molto acustiche mentre il secondo torna ad una sonorità da band.
State attualmente affrontando un tour mondiale. Ci sono differenze nel modo in cui le persone reagiscono alla musica live nei vari paesi?
Stiamo notando delle differenze, sì. In questo momento siamo in Europa e spesso ci troviamo di fronte a un pubblico molto educato, molto riservato. Potresti sentire il rumore di uno spillo che cade a terra tra un brano e l’altro.
Cosa cercate in un live da spettatori? Cosa vi colpisce?
Cerchiamo un’esperienza! Ovviamente il livello musicale fa molto ma quello che ci interessa è avere un’esperienza come tutti gli altri fan presenti.
Il ricordo più bello legato alla musica?
Ho suonato dal vivo per la prima volta a 12 anni. Era un festival locale e l’ho adorato. Ricordo di non essere riuscito a dormire la sera prima dall’emozione.
La cosa peggiore che vi è capitata durante un concerto?
Qualche anno fa abbiamo suonato a Wellington (NZ). Sono salito sul palco per il primo brano e il mio basso non funzionava. I collegamenti interni erano andati e non avevamo uno strumento di riserva. Abbiamo dovuto suonare metà concerto senza basso fino a quando una persona tra il pubblico non ha recuperato un basso a casa sua e ce lo ha prestato. È stato terribile.
Cosa ti ha spinto a diventare un musicista?
Ho iniziato a suonare il basso a 11 anni. Volevo disperatamente suonare uno strumento, c’era qualcosa dentro di me che mi spingeva a imparare. Da allora non ho mai smesso.