I Crisaore sono una band post-pop di Genova che si è appena riaffacciata sul mercato col brano Sogno. Nati 2017 come continuazione di un progetto nato dalla collaborazione della cantante Giulia Sarpero con il produttore Mattia Cominotto i Crisaore oggi contano nella line up si Paolo Schiavi (chitarra / synth), Jacopo Boccone (basso /synth) e Paolo Di Lorenzo (batteria). Nel 2018 viene pubblicato il primo EP “Quando c’è” per Dreaming Gorilla, mentre il primo album in cantiere uscirà in autunno per Romolo Dischi.

Parlateci del vostro ultimo lavoro. Cosa vi ha ispirato?
Sogno parla di quanto sia facile farsi ubriacare dal contesto arrivando a provare un sentimento sproporzionato, che però si incrina inevitabilmente quando arrivano le difficoltà. “Amarsi d’estate non vale, è troppo facile”, ma ci sembra di volare, quindi perché no?

Quali sono le vostre principali influenze?
Le influenze che ognuno di noi porta all’interno del progetto sono varie: Giulia è legata ad una “scuola” da un certo punto di vista molto pop, ma ha sempre cantato in progetti alternative; Pol si porta dietro un mondo molto particolare, a tratti buio, con influenze che variano dal post-rock al folk; Paolo esprime nella ricerca dei suoni la sue facce new wave e dream pop.

Come nascono i vostri brani?
I nostri brani nascono in diversi modi. Si può dire che la parte compositiva non abbia un vero e proprio metodo. Può capitare che un giretto innocuo in sala prove si trasformi in un brano, come può avvenire che in sala (di casa) con il computer venga scritto un pezzo di getto, che suona “per finta” prima ancora di suonare per davvero. Gli strumenti che abbiamo a disposizione oggi ci permetto qualsiasi genere di approccio e sono tutti dei validi approcci, non ce n’è uno migliore.

In un mondo sempre più incentrato sul web, cosa conta di più tra una pagina FB con tanti like o un buon disco?
Questa è una domanda difficile, rispondere evitando la retorica è pressoché impossibile. Mettiamola così, conta averne voglia e probabilmente sta tornando di moda la vita reale da qualche parte.

Vi riconoscete nella definizione di artisti indie?
Di indie al momento abbiamo il metodo di produzione, ma la nostra musica non pensiamo possa identificarsi in questa corrente. Indipendenti non molto indie.

Cosa ne pensate dell’attuale music business?
La gente ascolta quello che vuole ascoltare. Sono molte le voci che si sentono polemizzare sulle dinamiche del mercato musicale, ma non altrettante quelle che spingono con forza per dare reale spazio all’enorme potenziale che abbiamo in ogni nostra città. Ma anche se possono sembrare poche, queste realtà ci sono e chi le cerca le trova.

Credete che le nuove tecnologie aiutino il rapporto tra musicisti e pubblico o che abbiano distanziato gli uni dagli altri?
Le nuove tecnologie sono un’arma a doppio taglio. Senza vergognarci dobbiamo ammettere che anche noi subiamo l’influenza del vortice dei numeri social, ed è inevitabile che ciò accada dal momento che oltre al palco, il veicolo su cui scorre la musica sono i social online. Purtroppo succede che ci si dimentichi dell’importanza di suonare dal vivo mentre si è presi a cercare di capire come “arrivare” a più gente possibile. La concorrenza è pressoché infinita, più c’è spazio e più è difficile avere uno spazio proprio. Sono dinamiche da un certo punto di vista molto interessanti, ma alla fine ci si rende conto che la musica dal vivo, sia da sopra che da sotto il palco resta il mezzo più soddisfacente ed efficace.

_ social / streaming / video