Tornano i Sick Tamburo, band nata dall’esperienza Prozac+, con il disco Paura e l’Amore concept album dalle sonorità punk nonché quinta produzione della band. Un disco che parla di paure e dell’antidoto a queste, che la band di Pordenone identifica nell’amore. 

Se dovessi riassumere la tua ultima produzione in tre parole quali sarebbero e perché?

Verità perché è stata una scoperta vera e propria il fatto che le paure che abbiamo da quando nasciamo sono facilmente contrastabili con l’amore che è un’arma che abbiamo tutti. Paura e Amore che sono le cose che hanno spinto a raccontare le storie nel disco che sono tutte relative a episodi reali. Nascono da paure che possono essere contrastate dall’amore. Qualcuno consapevolmente usa l’amore altri invece no perché purtroppo l’essere umano è incasinato. Tutto il cd è una raccolta di storia di paura e di come si pu contrastarla.

Come hai affrontato la produzione del disco?

Io lavoro sempre nel mio studio e butto giù idee che condivido con alcuni musicisti. Ho delle idee e cerco di tirarle fuori con i miei mezzi nel mio studio. D’altronde è quello ho sempre fatto fin dai tempi di Prozac+. Solitamente già quando scrivo un brano ho un’idea piuttosto avanzata di come deve risultare. Difficilmente la produzione modifica quello che ho pensato. E’ una cosa che ha dei vantaggi e degli svantaggi ma ormai è il mio modus operandi.

Cosa cerchi in un live da spettatore e cosa ti emoziona quando assisti a un concerto?

Lo dico con dispiacere ma ci vado poco ai concerti. Un po’ perché ascolto musica 20 ore al giorno e un po’ perché non è un periodo in cui trovo gruppi che mi venga voglia di seguire. Io dall’età di 14 anni ne ho visti una marea. Quello che amo e mi aspetto è verità. Se vedo uno che trasmette verità dal palco, mi arriva e mi piace.

Qual é lo strumento o il suono che più di ogni altro incarna la tua personalità?

Io sono legato in modo totale a uno strumento che non suono più se non ne dischi che è la batteria. Io sono nato batterista. Alla chitarra mi ci sono avvicinato ai tempi dei Prozac+ per avere modo di esprimere in modo più completo le mie idee. La batteria per quanto splendida non ti permette di creare armonia o melodia e quindi è più limitante. La chitarra l’ho presa in mano per quella ragione. Però ancora è la batteria nonostante io sia un grande amante della melodia. Io ho iniziato a suonarla a 10 anni e mi è rimasta dentro.

Disco o singolo, cosa ha più senso fare oggi?

Io ho sempre fatto album ma giustamente anche io non saprei se fare un album o meno. Oggi forse è inutile per i generi di massa. Perché la massa ascolta un singolo e poi perde interesse. Per uno come me che fa musica alternativa, che rimane un po’ di nicchia, è più facile pensare di fare un disco intero perché lo fai per gente che va a vedere tante cose di te, non solo un pezzo perché è figo. I generi più alternativi hanno ancora il mood per fare un disco intero. Al giorno d’oggi che c’è una velocità incredibile soprattutto nella musica. D’altronde i miei negli anni 60 mi dicevano che i dichi erano composti di singoli. Oggi è solo un approccio molto diverso. Cosa sia giusto o sbagliato, non lo so nemmeno io.

È più importante il live o essere presenti con costanza sui social?

Io credo, e lo dico mio malgrado, che essere presenti costantemente sui social con idee di qualità è più utile che andare a suonare dal vivo. Ovvio per me andare a suonare è importantissimo e se non potessi farlo smetterei di fare questo lavoro. Se però devo guardare le cose con un certo distacco, forse lavorare sui social oggi porta una popolarità anche maggiore.

Qual è il ricordo più bello legato alla musica che conservi?

Ne ho avuti tanti perché ho fatto moltissimi live e sono tutti legati a certi concerti. Alcuni con tantissima gente e altri con poca perché tra di noi c’era un’unione totale. Poi c’è sempre il momento in cui scrivo canzoni che è il momento che mi fa stare meglio. Per me scrivere è come una terapia, mi aiuta a stare meglio.

L’esperienza peggiore che ti sia mai capitata sul palco?

Tutte le volte che sei lì a dare il massimo e hai talmente tanti problemi tecnici che ti senti a disagio e ti sembra di non riuscire a comunicare con la gente. E’ una cosa bruttissima e mi mette a disagio.

Cosa ti ha spinto a fare musica?

Non lo so. Io sono nato in una famiglia di musicisti quindi a 7 anni pensavo che avrei fatto il musicista e sono stato fortunato perché ho fatto quello che sognavo di fare alle elementari. Ringrazio le persone che mi hanno spinto in questa direzione come i miei zii e il mio primo maestro di batteria. Loro mi hanno spinto tantissimo.

3 brani che non possono mancare nella tua playlist?

Parto dal passato perché ultimamente li ho visti. Un brano che mi è rimasto dentro è Tonight Tonight degli Smashing Pumpkins. Poi Go with the flow dei Queen Of The Stone Age, un capolavoro che mi dà i brividi. In conclusione Disorder dei Joy Division. Questi sono sicuramente brani che hanno influenzato il mio modo di fare musica.

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