SE DOVESSI RIASSUMERE LA TUA ULTIMA PRODUZIONE IN TRE PAROLE QUALI SAREBBERO E PERCHE’?

1) Idea. La prima cosa che mi sono detto avvicinandomi alle nuove produzioni è che ci volesse un concetto sonoro forte, e personale. E che magari potesse anche non essere compreso al primo ascolto, ma che con il tempo delineasse un’immagine.
2) Immagine. Mi piace la musica che non necessariamente è narrativa, ma che si muove cercando di creare un’immagine all’interno dell’ascoltatore. È quello che ho cercato di fare, ovviamente in modo personale.
3) Personale. Doveva essere una cosa mia. Al di là dei risultati, dei pareri, della qualità e della ricerca spasmodica da un lato o dell’immediatezza da un altro. Doveva essere la mia personale proposta.

COSA CERCHI IN UN LIVE DA SPETTATORE E COSA TI EMOZIONA QUANDO ASSISITI A UN CONCERTO?

Parlavo con altri musicisti giusto ieri dicendo come io non abbia sinceramente idea se nel 2020 quando inizierò i live mi troverò davanti 10 persone o 500. Quello è secondario, ovviamente è bello suonare davanti a tante persone, ma preferirò sempre il piccolo contesto con davanti ragazzi e ragazze che cantano i tuoi pezzi rispetto ad un pubblico di mille fighetti che scrollano Instagram mentre suoni. Da spettatore è la stessa cosa. Spesso i concerti più emozionanti li ho visti in piccole realtà che però sapevano portarti nel loro mondo.

QUAL È LO STRUMENTO O IL SUONO CHE PIÙ DI OGNI ALTRO INCARNA LA TUA PERSONALITÀ?

Il sampling. Che sia un campione che arrivi da una libreria, da un vinile, da Youtube o da un vocale su whatsapp poco importa. Come persona ho imparato ad andare avanti cercando il buono negli altri, capendo da dove arivasse questo buono e imparando a farlo mio. Sarebbe bello da vecchio poter guardarmi indietro e vedere la mia vita come una bella strumentale in cui si sono trovati tutti i sample giusti. Non importa come.

DISCO O SINGOLO, COSA HA PIÙ SENSO FARE OGGI?

L’importante è che sia un progetto. Credo che proprio il concetto di progettualità oggi sia fondamentale se si vuol proporre qualcosa di concreto. Fare un “singolone” sperando di entrare in playlist ha poco senso, perché anche se ce la fai questo difficilmente ti fa creare una fanbase reale e attiva. Costruire un percorso sensato, che sia fatto di tre album in un anno (BROCKHAMPTON) o di essere sulla piazza da un po’ e non aver ancora fatto un disco ufficiale (in Italia penso a Bresh) può essere in entrambi i casi la scelta giusta.

È PIÙ IMPORTANTE IL LIVE O ESSERE PRESENTI CON COSTANZA SUI SOCIAL?

Dipende cosa vuoi fare, e per chi. Esempio personale da ascoltatore. Ho visto dal vivo nella mia vita più volte gli Zeus!, che considero insieme a tante persone che conosco uno dei gruppi più fighi che ci siano live. Non so neanche se abbiano Instagram o meno. Perché non mi interessa all’interno di quella proposta. Allo stesso modo ci sono artisti che seguo attivamente sui social di cui non ho mai visto un concerto. Io direi che alla fine l’importante è quello che decidi di fare, tu lo faccia bene. Tutto qua.

“Credo che proprio il concetto di progettualità oggi sia fondamentale se si vuol proporre qualcosa di concreto.”

QUAL È IL RICORDO PIÙ BELLO LEGATO ALLA MUSICA CHE CONSERVI?

Da ascoltatore, vado indietro nel tempo a me undicenne che vede in tv il video di Aspettando il Sole. Vita ribaltata completamente in un attimo. Ho capito che esisteva la musica, e che era una cosa diversa. E che non mi avrebbe mai abbandonato

L’ESPERIENZA PEGGIORE CHE TI SIA MAI CAPITATA SUL PALCO?

Di tutto! Alla fine ho iniziato con i concerti alle Feste dell’Unità ormai diversi anni fa, in contesti che ogni tanto erano completamente a caso. Ricordo nel 2005 se non sbaglio ad una di queste Feste io e la mia band su un palco minuscolo “obbligati” a suonare 2 ore di set e quindi arrivando a proporre le cover più improbabili. Pagati in pizze ovviamente, davanti a 4 persone per due ore. Alla stessa Festa, palco a 50m di distanza con la star (suppongo) del liscio Titti Bianchi che arriva con un tour bus da non so quanti soldi, salire su un palco gigante e fare playback davanti a un sacco di persone di mezza età in delirio. Pensai che questa storia della musica era un casino.

COSA TI HA SPINTO A FARE MUSICA?

La musica stessa. È stata un’ovvietà. È incredibilmente banale quanto efficace il buon vecchio discorso che la musica se ti arriva, ma arriva davvero, diventa per te come mangiare, bere dell’acqua. Una cosa che ovviamente fai, non ti poni neanche la questione. Cosa farne quello è un altro discorso. Ma farla, la musica, quello è semplicemente normale. Ogni tanto non capisco perché non la facciano tutti.

3 BRANI CHE NON POSSONO MANCARE NELLA TUA PLAYLIST?

Vado un po’ a caso ma larghissimo così provo a dare lo spettro:


Marracash – Vendetta

Bon Iver – 33 “GOD”

Depeche Mode – Never Let Me Down Again

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