Mustrow, nome d’arte di Fabio Garzia, è un artista che mescola l’alternative d’oltreoceano a sonorità tradizionali. In questa intervista ci ha parlato del suo ultimo album Maledire, un disco che vuole essere un viaggio critico nei confronti di se stessi e della società moderna.

Se dovessi riassumere la tua ultima produzione in tre parole quali sarebbero e perche’?

Credo sia molto difficile scegliere tre parole per definire una canzone quando sei tu a scriverla. dentro c’è la tua anima, la tua vera personalità, quella a cui non puoi mentire, l’ultima con cui ti confronti quando vai a dormire e la prima che ti trovi davanti quando ti svegli. Male(dire) riassume sicuramente la duplice natura di ognuno di noi, quella morale e quella dell’istinto, ogni giorno della nostra vita affrontiamo questo scontro non sapendo mai realmente quale sia quella da seguire. Penso che si potrebbe riassumere in: esplicita, istintiva, bipolare.

Cosa cerchi in un live da spettatore e cosa ti emoziona quando assisti a un concerto?

Il mettersi in gioco e dare tutto. Per me vedere un concerto è un viaggio nella mente dell’artista, vedere le sue emozioni e farle tue. Il sudore che cade sulla chitarra, l’imperfezione che l’emozione ti porta ad avere perché sei libero da ogni schema, su quel palco ci deve essere la tua anima libera di esprimersi senza freni. Sei un bambino con il suo nuovo gioco e sei la persona più felice del mondo.

Qual è lo strumento o il suono che più di ogni altro incarna la tua personalità?

Una chitarra distorta, rumorosa e che va in feedback, ma anche un accordo di pianoforte suonato piano, intimo e malinconico, non posso dire di avere una personalità definita, sono in continuo equilibrio fra due molto diverse tra loro.

Disco o singolo, cosa ha più senso fare oggi?

Sicuramente data l’epoca “veloce” in cui ogni contenuto deve essere breve e conciso per poter attrarre un attenzione istantanea per poi passare al prossimo, un singolo è quello su cui si punta di più, ma dopo il singolo serve un album, un singolo è solo un’anticipazione, un assaggio per dire a tutti:”ciao a tutti, mi presento”, è la stretta di mano al primo incontro, dopo viene l’approfondimento, la vera conoscenza.

É più importante il live o essere presenti con costanza sui social?

Sono importanti entrambi, anche se trovo faticoso essere costante sui social, ho sempre preferito parlare dal vivo con le persone, essere presente sui social da un’immagine irreale di noi, puoi condividere una foto bellissima, con tanti filtri e postare una frase di grande spessore, ma la realtà di un progetto artistico la so vede quando le persone possono seguirlo nella vita reale. la musica è come le persone, devi viverla per farla vivere.

Qual è il ricordo più bello legato alla musica che conservi?

Il più bello in assoluto è legato a mio nonno Osvaldo, il padre di mia madre. un giorno, avevo 13 anni, durante una cena di famiglia ero nella mia cameretta a suonare, entrò nonno con la sua ms light accesa in bocca (era l’unico a cui mamma permetteva di fumare in casa), si sedette sul mio letto e mi chiese di fargli sentire qualcosa di mio, gli suonai un pezzo strumentale che avevo scritto con la mia Gibson diavoletto, un pezzo molto rock. porterò sempre nel cuore quello che disse con accento toscano:”bello, c’è la melodia, bravo!”.

due generazioni lontanissime per gusti musicali, ma lui vide qualcosa di bello in una musica che non apparteneva alla sua epoca, fu un nonno fantastico, mi diede sempre il suo appoggio in tutte le scelte che feci compresa quella di fare il musicista.

L’esperienza peggiore che ti sia mai capitata sul palco?

16 anni, saggio con la scuola di musica in cui studiavo, un ragazzo completamente ubriaco ballava entusiasta su una canzone che stavamo suonando. mi ha innondato di birra per complimentarsi…..chitarra e pedali completamente fradici. Game over. Solo che poi è dovuto scappare perché il maestro di laboratorio lo voleva pestare, quella fuga fu molto divertente da vedere.

Cosa ti ha spinto a fare musica?

Mio padre ha sempre suonato, passavo le serate a sentire lui e i suoi amici che l’estate si mettevano a suonare in balcone a tre chitarre, li sentivo suonare Eric Clapton, BB King, Pink Floyd, Lynard Skynard ecc…..è da lui che ho ereditato questa passione, ma tutto è iniziato quando a natale mio padre mi comprò il doppio live degli Ac/Dc. Impazzii per quelle chitarre, quell’energia era incredibile, telefonai a papà e gli dissi:”mi insegni a suonare la chitarra?!”. Da lì in poi fu un continuo litigare ma piacevole.

3 brani che non possono mancare nella tua playlist?

Dico i primi tre che mi vengono in mente:

“The passenger” – Iggy Pop.

“Take a walk in the wild side” – Lou Reed.

“While my guitar gently weeps” – George Harrison.

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