PARLATECI DEL VOSTRO ULTIMO LAVORO. COSA VI HA ISPIRATO NELLA COMPOSIZIONE?

Più di tutto, il periodo nero che stavamo affrontando.Da lì è nata la voglia di fare qualcosa di rivoluzionario, che motivasse le persone a cambiare le cose, a prendere posizione, e che motivasse in primis noi a continuare.

QUALI SONO LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE?

Per questo nuovo progetto in italiano, abbiamo preso ispirazione da chi per noi rappresenta il futuro della musica: Tommy Cash, Tove Lo, Charli XCX e Sophie su tutti.

COME NASCONO I VOSTRI BRANI?

Principalmente dai suoni. Sono le sonorità ad ispirare i mood e le parole.

IN UN MONDO SEMPRE PIU’ INCENTRATO SUL WEB COSA CONTA DI PIU’ TRA UNA PAGINA FACEBOOK CON TANTI LIKE E UN BUON DISCO?

Vorremmo tanto dirti un buon disco ma non è così. C’è molta gente che lavora perché ha dei numeri rilevanti, mica perché fa buoni dischi. Se non hai numeri ma fai buoni dischi, devi sperare che qualche angelo custode ti aiuti.

VI RICONOSCETE NELLA DEFINIZIONE DI ARTISTI INDIE?

Non ci da fastidio ma non ci definisce propriamente: noi facciamo musica pop, basta ascoltarci per capirlo. Siamo messi in questa categoria perché, detto onestamente, con il termine pop in Italia si è sempre fatto riferimento a musica un po’ derivativa, ma per fortuna, grazie anche all’indie, qualcosa è cambiato. Quindi, alla fine ci fa anche piacere.

“Il problema italiano è che, quando vediamo che qualcosa funziona, la riproduciamo infinite volte finché non rompe i coglioni.”

COSA PENSATE DELL’ATTUALE MUSIC BUSINESS?

Che da qualche anno ha iniziato un’inversione di tendenza sviluppando i due filoni indie e trap. E fin qui tutto ok. Il problema italiano è che, quando vediamo che qualcosa funziona, la riproduciamo infinite volte finché non rompe i coglioni. Potrebbe essere interessante aprire i porti alla nuova musica che rientra in categorie specifiche, e magari scoprire mondi nuovi. Sarebbe carino.

CREDETE CHE LE NUOVE TECNOLOGIE AIUTINO IL RAPPORTO TRA MUSICISTI E PUBBLICO O CHE ABBIANO DISTANZIATO GLI UNI DAGLI ALTRI?

Quando eravamo dei teen l’unico modo per comunicare con cantanti/gruppi era cercare il loro indirizzo di casa e scrivere una lettera. Ora basta un commento su Instagram e se ben assestato potresti persino ricevere una risposta. E’ diverso, è più personale. Ha sicuramente avvicinato pubblico e artista.

QUAL E’ IL CONFINE TRA INDIE E MAINSTREAM?

C’è chi, raramente, riesce a fare grandi numeri e rimanere fedele a se stesso. In quel caso diventi comunque mainstream, ma se fai qualcosa di buono perché no? Chi non vorrebbe riempire palazzetti e far arrivare la propria musica ovunque? L’importante è rimanere autentici.

COSA PENSATE DEL CROWDFUNDING? LO RITENETE UN MEZZO VERAMENTE UTILE PER I MUSICISTI?

Dipende un po’ dall’identità dell’artista, dalle aspettative e sopratutto dall’atteggiamento che hai. A noi è servita per arrivare agli addetti ai lavori. Prima autoproducevamo le nostre date, la parte stampa, gestivamo qualunque cosa, ma non era abbastanza per farci notare. Ognuno ha il suo percorso ed è stupido giudicare gli artisti sulla base del fatto che facciano un talent o meno.

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