Parlateci del vostro ultimo lavoro. Cosa vi ha ispirato nella composizione?
Siamo tre persone abbastanza diverse. Ognuno con le proprie preferenze, dal soul al folk nord-europeo. Forse ad unirci è stata la scena contemporanea di Roma (e non solo): diciamo che le fonti d’ispirazione non sono mancate!
Quali sono le vostre principali influenze?
Per citare alcuni nomi, Bon Iver e Florence + the Machine. In generale, le influenze arrivano da tutto ciò che, ascoltando, ci incuriosisce al punto tale da volerne reinterpretare il sound, a modo nostro. Nei live ad esempio proponiamo spesso rivisitazioni di MGMT e Tame Impala.
Come nascono i vostri brani?
Spesso nascono da una melodia semplicemente accennata che poi viene provata e riprovata con diversi arrangiamenti. E’ bello vedere come le cose si trasformano e cambiano senso osservandole da differenti angolazioni. Altre volte, invece, da un’idea nata per caso e che nel giro di un’ora trova già una forma ben delineata.
In un mondo sempre più incentrato sul web, cosa conta di più tra una pagina Facebook con tanti like o un buon disco?
Crediamo molto nei contenuti e nella possibilità di ottenere i famosi pollicioni o followers proponendo un lavoro ben fatto.
Vi riconoscete nella definizione di artisti indie?
Ci riconosciamo nella nostra musica, ma dato che non siete i primi a farci questa domanda, lanciare un sondaggio ai nostri ascoltatori potrebbe essere un’idea.
Cosa ne pensate dell’attuale music business?
Non è propriamente un’isola felice, ma tutto dipende sempre da come vivi determinate situazioni: la ricerca quasi ossessiva della visibilità molto spesso sfinisce e fa perdere un po’ il senso reale delle cose. Sperare di raggiungere una grande fetta di pubblico è normale, la cosa fondamentale però rimane sempre trovare soddisfazione in ciò che si fa.
Credete che le nuove tecnologie aiutino il rapporto tra musicisti e pubblico o che abbiano distanziato gli uni dagli altri?
Di sicuro lo hanno cambiato: qualche anno fa si attendeva l’uscita di un disco, oggi si attendono i singoli. L’impressione è che si preferisca ascoltare diversi autori con lo stesso “mood” piuttosto che seguire diversi momenti di un solo artista. C’è un ascolto meno attento, ma più variegato.
Qual è a vostro giudizio il confine tra indie e mainstream?
Forse non c’è una reale contrapposizione: puoi essere indie e far parte del mainstream se continui a fare quello in cui credi.
Cosa pensate del Crowdfunding? Lo ritenete un mezzo veramente utile per i musicisti?
Quando sei agli inizi è difficile avere una credibilità tale agli occhi di chi non ti conosce e rischia di limitarsi a parenti ed amici. Il principio però è giusto: se credi in me, investi su di me e raggiungiamo insieme l’obiettivo.