1- Parliamo di “Undici canzoni di merda con la pioggia dentro”. Cosa ti ha ispirato nella composizione e nella scelta del titolo?

Beh sai che l’autoironia è una parte fondamentale del mio carattere. Il titolo è una sorta di auto-citazione dal mio ultimo album di inediti del 2011, in cui compariva un brano in cui mi chiedevo se ci fosse davvero bisogno di un’altra canzone di merda con la pioggia dentro. Quindi ne ho fatte 11. Circa la composizione probabilmente ha influito il cambiare casa. Dopo 10 anni mi sono trasferito da Ferrara a Coreggio. Un nuovo posto in cui lavorare, nuovi ambienti, una persona con cui sto da poco. Sono tutti stimoli che mi hanno portato a lavorare dopo 7 anni di silenzio.

2 – Sei atteso domani sul palco del BlahBlah di Torino. Cosa possiamo aspettarci da questo live?

E’ un’occasione particolare. Un live che mi vedrà da solo sul palco, senza i Rossofuoco. Era un concerto già programmato che però coincide con il memorial an Aldrovandi che facciamo ogni anno. Ho deciso di non spostare il live ma di suonare lo stesso. Sarà un bel test per proporre i nuovi brani live senza band, cosa che non mi trovo a fare molto spesso.

3 – Cosa preferisci tra lo studio ed il live?

Beh lo studio è una rottura di coglioni. Se ci fosse un’interfaccia diretta che dalla mente o dal cuore, generasse un disco o un file mp3, sarebbe fantastico.

4 – Quanti siete rimasti a fare rock in Italia?

Oggi tutti mi dicono che sono un rocker solo perché lo ha detto Ferretti dal vivo una volta. Comunque secondo me c’é sempre stato il rock in Italia e ci sarà sempre. Il problema è capire a chi interessa il rock oggi? Quasi a nessuno. Poca gente e qualche vecchio nostalgico. Non è quello che tira in questo momento ma il rock, il punk, garage rock, ci sono sempre.

5 – Come vivi il rapporto con la tecnologia e i social e come pensi abbia influenzato la musica?

Internet è una cosa in cui sono nato dentro. E’ una cosa di cui sono pioniere. Avevo l’Adsl quando i miei amici viaggiavano a 56k. L’ho sempre usato, non ci sono arrivato tardi. I social mi hanno sempre affascinato molto. Credo che siano un ottimo modo per promuoversi e promuovere le proprie idee.

6 – Quali sono i maggiori cambiamenti che hai notato nella musica rispetto ai tuoi esordi?

Non so. Non cambia il mondo, non cambia la gente, non cambia chi comanda, perché dovrebbe cambiare la musica? Quello che conta è ciò che hai nella testa e nel cuore, e come la tiri fuori dal tuo strumento.

7 – Cosa ne pensi della corrente indie che oggi ha preso tanto piede?

Beh è il miraggio di sbarcare un po’ in quello spazio libero lasciato dalle major. All’inizio può essere anche divertente. Non dimentichiamoci che negli anni ’70 le etichette indipendenti producevano musica infiltrandosi in quello che era il mercato di cassetta. E’ una cosa sempre esistita. In questo momento l’indie rock o pop italiano sta cercando di essere più simile a Venditti che a De Gregori ma è un trend del momento. Poi passa tutto. Magari in futuro saranno tutti i nuovi Madonna e per me Madonna è un po’ come Jovanotti, mi piace tutto. Non me li toccate.

8 – Esiste ancora la canzone politica oggi? Ha senso oggi?

Secondo me se uno scrive onestamente, é sempre impegnato. Prendiamo Lo Stato Sociale, sembrano tutto meno che politici ma hanno dei contenuti molto impegnati, che fanno passare nelle orecchie e nella testa di “piccoli coglioni” che magari non se ne rendono neanche conto.

9 – Hai lavorato anche come produttore con molti artisti. Come scegli le persone con cui collaborare?

Ho lavorato molto senza mai guadagnare molto. Le cose che mi piacciono non funzionano mai o quasi mai, a parte un paio di eccezioni. Non pagano o pagano pochissimo, quindi alla fine mi sono stufato. Tornando alla tua domanda, ci sono state delle occasioni in cui mi ha colpito un artista. Uno di questi è stato senz’altro Vasco Brondi con Le Luci della centrale elttrica. In altri c’era di mezzo un rapporto di amicizia e con gli amici, si transige anche sulla qualità della musica. Ascolto i pezzi dei miei amici anche se mi fanno cagare. In questo momento sto cercando di far uscire il disco di un cantautore di Varese che si chiama Prevosti. Facciamo una fatica bestia a trovare un’etichetta valida, quindi finiremo per stamparcelo da soli. E’ troppo intelligente ed è troppo fuori moda per poter funzionare oggi.

10 – Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale?

Nella media fa cagare. Ci sono poi quelle 3 o 4 cose che ti fanno tirare un sospiro di sollievo. Non credo nei momenti molto prolifici, nelle esplosioni delle scene. Anche quando si è parlato delle correnti fiorentine negli anni ’80, non ne sono mai stato convinto. Ci sono sempre questi momenti, così come c’é sempre della roba interessante in giro. Ovviamente oggi è più facile registrare e proporre la propria musica in giro. Di tutto quello che circola una piccola percentuale è roba buona e il resto è merda.

11 – Cosa consigli a chi vuole fare musica oggi?

Comprando una chitarra, impara a spaccarla in maniera scenografica e poi imparare a suonare. Non credo ci siano consigli o sistemi. Se uno ha delle cose da dire, deve cercare di tirarle fuori con belle parole, con pennelli o con una telecamera.