I Meganoidi sono una band che non ha certo bisogno di presentazioni. Dopo aver pubblicato dischi fondamentali come “Into the Darkness, Into the Moda“, “Outside the Loop, Stupendo Sensation” e “Welcome in disagio“, tornano con il nuovo disco “Delirio Experience“. Un album che arriva a coronare una carriera lunga 20 anni. Abbiamo parlato di questo, e di tanto altro ancora, con Luca Guercio.
 
Quest’anno festeggiate 20 anni di carriera. Ti va di fare un bilancio?
I bilanci si fanno ogni giorno, perchè solo così si può provare a migliorare.
Sicuramente dopo 20 anni passati principalmente sui palchi, mi sento di poter fare un bilancio positivo, ma non solo per quello che abbiamo dato noi, ma soprattutto per quello che abbiamo ricevuto. Le persone che seguono la musica, che la ascoltano e sudano sotto i palchi con te mentre suoni, sono di una sensibilità ed una purezza d’animo che mi lascia sempre a bocca aperta. Ci si confronta con loro, si parla e sembra di conoscersi da una vita. Si accettano i complimenti ed anche le critiche, e proprio le critiche ci hanno portato a quello che siamo oggi. Una band che si racconta in musica.

Come riassumeresti il vostro ultimo disco “Delirio Experience”?

La parola che riassume meglio questo disco è “consapevolezza”. E’ un disco che arriva nel bene e nel male in modo fluido e diretto.

Cosa vi ha guidato maggiormente nella composizione dell’album?

L’esigenza di provare finalmente a lavorare sui brani in modo diverso dal passato. Partire dalla sorgente creativa e lasciare che quello che avevamo scritto ci suggerisse direttamente il vestitino più appropriato per presentarlo. La creazione di un brano è un bel momento, è comunque una nascita, un qualcosa che ti segna, è come se ti estrassero dal DNA le istruzioni per comprenderti.

 
Il packaging del disco è molto curato. Cosa rispondete a chi invece ritiene che il cd sia morto e che la sola uscita digitale sia più che sufficiente? 

Proprio perchè il cd ha subito un calo, trovo sia un motivo in più per renderlo speciale. I supporti potranno cambiare, ma chi ascolta musica sentirà il bisogno di avere sempre un oggetto che rappresenti il tuo lavoro. Non a caso ora sta tornando anche il vinile, perché alla fine, avere un disco tra le mani è come abbracciare qualcuno e avere un mp3 in streaming è come mandarsi dei baci in una chat. 

Un aspetto positivo ed uno negativo del fare musica?
L’aspetto positivo è che fai quello che ti piace, l’aspetto negativo è che gli altri pensano che tu dovresti fare quello che piace a loro. 

Come affrontate la preparazione al live?

Con entusiasmo ed incoscienza, come dei ragazzini.

Cosa ne pensi dell’attuale music business?

Il music business c’è sempre stato e sempre ci sarà. La cosa attuale che mi piace, è che le carte vengono smosse in modo imprevedibile e questo è un bene perché possono crearsi dei varchi per far fruire la musica degli emergenti e dei nuovi creativi, la cosa invece che mi piace di meno, è che si investe troppo nella ricerca di interpreti e meno nella ricerca di autori e compositori. Bisognerebbe che ci fossero anche più spazi per la musica e non parlo solo degli spazi fisici, ma anche di quelli mediatici.
Credi che le nuove tecnologie aiutino il rapporto tra musicisti e pubblico o che abbiano distanziato gli uni dagli altri?

La tecnologia è sia un bene che un male e non solo nel campo musicale. In realtà la possibilità di essere cosi diffusi in poco tempo con un semplice click è un bene, ma forse l’ascolto medio ne ha pagato le conseguenze in termini di attenzione. E’ un po’ un peccato che si sia persa l’abitudine di fermarsi ed ascoltarsi un disco chiudendo gli occhi.

Siete stati definiti una band indipendente. Vi riconoscete in questa definizione e cosa significa, per voi, essere artisti indipendenti oggi?

Noi siamo un vero e proprio esempio di artigianato discografico. Siamo autoprodotti e siamo responsabili dei nostri successi e dei nostri fallimenti in prima persona. Noi ci riconosciamo in questo.

Cosa pensi del crowdfunding? Lo ritieni un mezzo utile per gli artisti?

Noi lo abbiamo pure utilizzato per fare un live che si può vedere tranquillamente su youtube. E’ un sistema interessante per valutare se un progetto può avere senso o meno, inoltre può dare una mano a dare vita a nuovi progetti.


Cosa consigli a chi vuol fare musica oggi?

Partiamo dal presupposto che uno sappia suonare e abbia interesse a scrivere musica e a proporla.
La prima cosa è quella di ascoltarne tanta e ascoltare anche quella che non piace, perchè se si vuole fare musica, bisogna conoscerla. Uno degli errori principali è proprio quello di fossilizzarsi negli ascolti e poi si finisce per fare pochissima ricerca.
Andare a concerti e soprattutto di band e artisti sconosciuti, bisogna lasciarsi sorprendere ogni tanto, fa bene alla creatività e a chi fa musica come noi.
Queste cose sono a mio modesto parere le cose principali da fare, poi naturalmente ci sarebbe tutto un mondo di altre cose da affrontare.