1 – In un mondo sempre più incentrato sul web, cosa conta di più tra una pagina Facebook con tanti like e un buon disco?

 

Senz’altro instagram! Scherzo, ma anche no. Secondo me l’uno non vive senza l’altro, nel senso che se hai un buon disco ma non lo supporti con una giusta strategia social non lo stai valorizzando come si deve e al contrario se ti promuovi bene sui social ma non hai un buon prodotto discografico… No aspetta, ci sono un sacco di esempi di gente che accresce la sua fan base sui social pur non avendo dei contenuti di spessore ma li non si parla più di musicisti, ma di blogger o influencer.


2 – Un aspetto positivo ed uno negativo del fare musica?

Di positivo c’è che sembra di non faticare pur essendo un lavoro, e di negativo c’è che pur se richiede molta fatica non è considerato un lavoro.

3 – Credi che un artista debba schierarsi politicamente?/Approvi la politica nella musica?

Credo che si possano esprimere le proprie idee morali ma schierarsi politicamente non è molto elegante. Per fortuna qui in Italia è meno diffuso che negli stati uniti per esempio.

4 – Cosa ne pensi dell’attuale music business?

Sono felice nel vedere un’evoluzione lenta ma costante delle etichette indipendenti, mi gasa vedere artisti come Cosmo, Lo Stato Sociale, Calcutta emergere a furor di popolo e conquistare radio e tv pur non venendo da una Major con i budget di una Major. Questo è segno che l’artigianato musicale funziona di più dell’industria musicale, che spesso lavora per quantità e non per qualità con una mentalità ormai troppo vecchia e decisamente obsoleta.

5 – Credi che le nuove tecnologie aiutino il rapporto tra musicisti e pubblico o credi abbiano distanziato gli uni dagli altri?

Difficile dire con certezza, forse oggi la gente ha accesso a molte più realtà musicali tramite lo streaming e credo che un’artista debba sfruttare al meglio questi strumenti “moderni” che sono fondamentalmente utili se utilizzati bene.

6 – Qual è a tuo giudizio il confine tra indie e mainstream?

Probabilmente solo le modalità di promozione e divulgazione, a livello creativo , di scrittura intendo, non c’è grandissima differenza. Parlavo prima dell’artigianato musicale di certe etichette indipendenti che seguono meno artisti, con meno mezzi economici, ma con più attenzione e passione.

7 – Cosa pensi del crowdfunding? Lo ritieni un mezzo utile per gli artisti?

Personalmente non l’ho mai utilizzato, ma non lo vedo come il male. Spesso è stato d’aiuto per molti progetti che poi hanno spaccato, vedi Ex-Otago per esempio.