Noto per essere uno dei membri fondatori degli Africa Unite, Madaski è un produttore, tastierista, bassista con un’esperienza trentennale. L’elenco delle sue collaborazioni è sconfinata e va dai Persiana Jones a Franco Battiato, passando per Mau Mau, Lou Dalfin, Reggae National Ticket, Antonella Ruiggero e Jovanotti. Marco Zuppa Lo ha incontrato e ha raccolto le sue impressioni sul mondo della musica.
1 – In un mondo sempre più incentrato sul web, cosa conta di più tra una pagina Facebook con tanti like e un buon disco?
Un buon disco è una cosa reale…è apprezzato o criticato da persone reali.
La bellezza di una passione che diventa lavoro, ma tutti quanti pensano sia un gioco.
3 – Credi che un artista debba schierarsi politicamente?/Approvi la politica nella musica?
Un tempo non avrei esitato a risponderti si, l’artista deve impegnarsi politicamente.Oggi la penso in maniera diversa.Penso comunque che la musica abbia il dovere di prendere ispirazione da ciò che ci circonda. Oggi vedo questa cosa più come impegno sociale che politico.
4 – Cosa ne pensi dell’attuale music business?
CHe ci sia troppo business e troppo poca musica.
5 – Credi che le nuove tecnologie aiutino il rapporto tra musicisti e pubblico o credi abbiano distanziato gli uni dagli altri?
Il pubblico e il musicista hanno il punto di contatto vero e non clonabile durante il live. Da sempre e così, e così deve essere.
6 – Qual è a tuo giudizio il confine tra indie e mainstream?
Non saprei. Penso ci sia un confine tra bella musica e musica brutta ma sia estremamente personale e difficilmente spiegabile a parole. Le etichette mi interessano poco e quando ascolto qualcosa di interessante non importa da dove provenga o chi l’abbia fatto, ma solamente il fatto che sia emozionante.
7 – Cosa pensi del crowdfunding? Lo ritieni un mezzo utile per gli artisti?
Personalmente non lo userei.